Alunni maltrattati da docenti: cosa possono fare i genitori e cosa deve fare la scuola.

Quali segnali ci invia un bambino maltrattato e come possiamo aiutarlo?

Negli ultimi giorni l’Italia è  stata nuovamente scossa da diverse notizie riguardanti possibili maltrattamenti ripetuti, alcuni filmati e presenti in rete, di insegnanti su alunni di asili nido e scuole elementari.

I casi di Roma con il licenziamento di cinque maestre e Noto (Sr) con la sospensione di dodici mesi dall’esercizio del pubblico ufficio di un’altra insegnante sono solo i più recenti.

Ma quali segni lascia un maltrattamento subito in adolescenza? E quali sono i segnali che i nostri figli ci lanciano? E quali comportamenti attivano in questi casi?

Iniziamo col sottolineare che la fase pre-adolescenziale e quella adolescenziale sono quelle in cui si costruisce la personalità individuale, che influisce anche sullo sviluppo della sfera sessuale e delle capacità di socializzazione, nonchè sull’autostima e sull’intera immagine che il bambino avrà di sé nell’intero arco della propria vita.

È doveroso sottolineare che a volte i segni di insofferenza legate ad un maltrattamento emergono subito, ma in alcuni casi possono affiorare dopo molto tempo.

Esistono due tipologie di violenza: quella fisica, cioè perpetuata sul corpo del ragazzino, e quella psicologica, che consiste nell’attuazione di comportamenti ripetuti nel tempo, che portano il bimbo a credere di valere poco e a forti sensi di colpa e di vergogna verso se stesso.

Esternare tale disagio non è mai semplice, soprattutto per i bimbi al di sotto dei sette/otto anni. Per tale motivo di tanto in tanto prestate molta attenzione non solo alle parole che dice quando racconta la giornata passata a scuola, ma anche i gesti che mette in atto, i disegni che compone e i malesseri che accusa.

Un bambino che subisce un maltrattamento continuato nel tempo, fisico o psicologico, da parte di una figura di riferimento cosi importante come un insegnante, può presentare diversi segnali:

-difficoltà nello studio e nell’apprendimento (dovute a scarsa capacità di attenzione e concentrazione),

– difficoltà a relazionarsi con le altre persone e tendenza ad isolarsi chiudendosi in se stesso sia dentro che fuori dal contesto scolastico,

– disturbi del sonno caratterizzati da persistenti incubi,

-attacchi di panico e ansia,

-repentini cambi di umore,

-bassa autostima,

-senso di vergogna e di colpa in quanto spesso è il bambino stesso che si addossa la colpa di ciò che è accaduto.

Dal punto di vista comportamentale un bambino maltrattato è un bambino che piange spesso in maniera disperata, che si rifiuta di andare a scuola, che presenta somatizzazioni cioè disturbi fisici come mal di testa, mal di pancia e addirittura vomito e diarrea, perdita del controllo della minzione e che cambia repentinamente atteggiamento passando da apatico ad aggressivo (in quanto i bambini emulano il comportamento ricevuto).

Se vostro figlio vi manda dei segnali che possano essere indice di maltrattamento cercate di costruire con lui un dialogo collaborativo, in modo da aiutarlo a superare la paura di non essere creduto o la vergogna per quello che sta vivendo, che spesso portano il bambino a proteggere l’abusante.

Solo questa condizione di dialogo aperto da parte del genitore potrà far sentire il bimbo in grado di raccontare l’accaduto.

Il passo successivo è quello di rivolgervi alle Forze dell’Ordine, che si occuperanno di avviare le indagini e infine dare un supporto psicologico a vostro figlio rivolgendovi ad uno psicologo.

La scuola deve restare l’ente educativo e formativo per definizione, ma deve anche riappropriarsi della credibilità che merita.

Essa è fatta di molti docenti che credono nel proprio lavoro, ma anche di altri che hanno ormai perso il significato di ciò che fanno.

Tale senso di vuoto crea una forte frustrazione nell’ insegnante che viene sfogata sui bambini che senza colpa diventano la loro valvola di sfogo.

Maltrattamenti cosi pesanti sono comunque attivati da persone con problemi legati alla salute mentale.

È soprattutto per questi casi che sarebbe molto utile istituire la figura dello psicologo scolastico, come profilo professionale facente parte dell’organico scolastico, con lo scopo di favorire l’efficienza nel raggiungimento degli obiettivi formativi ed educativi, favorendo la promozione del benessere psicologico.

Lo psicologo scolastico potrebbe essere a disposizione per consulenze individuali per tutte le figure presenti all’interno della scuola (docenti, alunni e genitori) nonché occuparsi dell’organizzazione di attività concepite per il gruppo-classe.

È cosi facendo che si potrebbe intervenire per prevenire anche altri fenomeni devianti come il bullismo, l’uso di stupefacenti ecc.

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