Balbuzie

La balbuzie è una disfluenza verbale, caratterizzata da ripetizioni e prolungamenti di singoli suoni o di sillabe e da pause “tese e visibili” nel corso dell’espressione. Tale difficoltà si manifesta anche esternamente con movimenti irregolari che interessano i muscoli della respirazione e della fonazione.

Chi balbetta dunque, pur sapendo cosa vuole dire, nel momento in cui vuole esprimersi, non coordina correttamente i centri motori che interessano il linguaggio verbale.
È come se questi centri non rispondessero ai comandi impartiti dal cervello e cosi il linguaggio si blocca.

Si distinguono 3 tipologie di balbuzie:

  • FORMA TONICA: quando la fase di contrazionesi prolunga eccessivamente e il soggetto avverte una forte difficoltà ad iniziare la parola (es. “C-C-C-C-C-CASA”);
  • FORMA CLONICA: quando il soggetto è costretto a involontarie ripetizioni di suoni e sillabe che rendono faticoso il corso dell’eloquio (es.”CA-CA-CA-CA-CA-CA-SA-SA-SA-SA”);
  • FORMA MISTA: quando le due forme tonica e clonica si alternano nella stessa persona.
  • FORMA PALILALICA: quando il soggetto tende ad utilizzare una sillaba come suffisso per agevolare l’uscita dei suoni (es. “VESONO VETORNATO A VECASA”.

Ma balbettare per chi balbetta vuol dire molto di più.
Le conseguenze infatti di questa difficoltà di linguaggio non si limitano solo alla fluenza verbale, bensì possono influire negativamente su molti altri aspetti.
Ciò che infatti non si vede riguarda tutte le alterazioni del comportamento e degli atteggiamenti che condizionano la vita di chi balbetta, rendendola frustrante e limitando le scelte professionali, lo studio e persino la vita affettiva.
In questo caso è il timore di balbettare che causa la balbuzie stessa, tenendo il soggetto in una costante situazione di “difesa relazionale”.

Il sentimento negativo, che accompagna i blocchi e le esitazioni, è vissuto come una “punizione ingiustificata”, una sconfitta che alimenta nel soggetto vissuti negativi, abbassando inesorabilmente l’autostima.
Frequentemente le continue “ricadute” spingono colui che balbetta a continui evitamenti verbali, che creano a sua volta un forte senso di insoddisfazione personale.
Spesso pertanto si resta intrappolati nel conflitto tra il desiderio di parlare e la consapevolezza di non poterlo o saperlo fare, a volte al punto che molte scelte esistenziali vengono condizionate dal disturbo stesso con grande sofferenza.

Il rischio di tale meccanismo è quello di sviluppare una vera e propria “LOGOFOBIA”, cioè una fobia per il parlare, che condiziona tutta la vita e le relazioni con gli altri.
Come già accennato in precedenza per chi balbetta dunque balbettare rappresenta molto più di una semplice ripetizione di sillabe, ma un qualcosa che obbliga chi ne soffre a:

  • un utilizzo esasperato di parole “tappabuchi” (es. emh, ma, cioè, ecc.);
  • sostituzioni di parole o circonvoluzioni: utilizzo di un sinonimo al posto di una parola che il soggetto avverte come difficoltosa da pronunciare;
  • evitare di esprimersi rimanendo in secondo piano;
  • evitare di incrociare lo sguardo del proprio interlocutore;
  • ridurre all’essenziale l’utilizzo di cellulari.

Per tutte le ragioni sopra descritte, il metodo utilizzato dal Dott. Scifo si basa sull’APPROCCIO PSICO-FONOLOGICO integrato, che prevede una prima fase di diagnosi e valutazione mediante osservazione, test, colloqui e successivamente l’utilizzo di numerose tecniche per il miglioramento della fluenza unito ad una efficace gestione di ansia ed emotività, oltre ad un recupero della fiducia in se stessi e un’elaborazione delle costruzioni mentali (paure e insicurezze, frutto anche di esperienze passate non emotivamente superate) e comportamentali non funzionali presenti in chi balbetta.

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